Estratto da Teatro Naturale 25 Marzo 2022
Nella competizione globale l’Italia non può vincere sulle grandi quantità a basso costo, anche perché il nostro territorio per sua natura limita la meccanizzazione e preclude le forme di coltivazione intensiva. Ma proprio per questo dobbiamo agire sull’innovazione, puntando sulle risorse dell’Agricoltura 4.0 che permette di contrastare i cambiamenti climatici e di migliorare la resa e la qualità. Dobbiamo puntare poi sulla cultura di prodotto per far comprendere che l’evo non è un alimento indifferenziato, ma un’eccellenza che si declina in sfumature di gusto, sapore e tradizione fortemente legate al territorio di origine. DOP e IGP sono definizioni a cui il consumatore è ancora poco avvezzo, ma che possono fare la differenza in un mercato dove il livello della concorrenza è molto elevato. Negli Stati Uniti esiste, per esempio, un segmento di prodotti locali Italian Style che riesce a soddisfare una buona parte della domanda di cibi italiani. Per questo è sempre più necessario per le nostre aziende fare sistema così da tenere alto l’interesse verso gli autentici prodotti agroalimentari del nostro Paese.
Fondamentale è il ruolo dei consorzi e delle associazioni che possono dare la giusta voce a un settore che rischia altrimenti di essere troppo frammentato e quindi di non essere comunicato e valorizzato nel modo corretto.
Bisogna insistere sulla comunicazione, per far capire il valore aggiunto delle DOP e IGP soprattutto in termini di controllo e tracciabilità del prodotto. A tal proposito va detto che, con la Pandemia, le persone hanno mangiato prevalentemente in casa in questi due anni e hanno iniziato a scegliere oli buoni per condire. L’asticella si è spostata verso l’alto. La strada, dunque, è quella giusta.
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